L’età rappresenta uno dei principali determinanti nell’incidenza dell’infarto miocardico, con un incremento del rischio che si accentua con l’avanzare degli anni. Secondo le più recenti fonti della letteratura medica e dati statistici italiani, il picco di rischio varia in base al sesso ed è strettamente collegato ad altri fattori come la menopausa nelle donne, la presenza di altre patologie croniche, lo stile di vita e la predisposizione genetica.
Fasce di età e rischio di infarto: andamento e valori
Negli uomini, la fascia di età più critica per il rischio di infarto si colloca generalmente oltre i 60 anni, anche se un progressivo aumento del rischio inizia già intorno ai 45-50 anni. La probabilità di sviluppare un episodio infartuale subisce una crescita esponenziale con il passare degli anni fino alla settima decade di vita. Per le donne, la situazione è leggermente diversa: fino ai 50 anni il rischio è inferiore rispetto agli uomini, grazie all’effetto protettivo degli ormoni estrogenici. Tuttavia, dopo la menopausa, che si colloca di norma tra i 50 ed i 55 anni, il livello di rischio si avvicina progressivamente a quello degli uomini, soprattutto dopo i 60 annimenopausa .
Riassumendo, il range maggiormente a rischio riguarda:
- Uomini: rischio in aumento dai 45-50 anni, ma particolarmente elevato da 60 anni in su;
- Donne: rischio inferiore prima della menopausa, incremento significativo dopo i 50-55 anni;
In entrambi i sessi, la probabilità di infarto prima dei 40 anni è considerevolmente bassa e spesso legata a situazioni particolari o a patologie ereditarie precoci .
Probabilità e incidenza per fasce d’età
Se si analizza la probabilità di andare incontro a un infarto, dai 55 anni si osserva un aumento di otto volte rispetto a chi ha meno di 45 anni. Tra i maschi, l’età media dei soggetti colpiti da infarto si posiziona stabilmente poco oltre i 60 anni, mentre per le donne l’incidenza aumenta drammaticamente dopo la menopausa .
Ecco una lista rappresentativa delle fasce d’età e relativa criticità:
- 20-35 anni: rarissimi casi; di norma associati a condizioni genetiche, abuso di sostanze o disturbi congeniti.
- 35-45 anni: basso rischio, ma in crescita, soprattutto fra i soggetti obesi, fumatori o con familiarità per patologie cardiovascolari.
- 45-55 anni: rischio in ascesa, in particolare negli uomini; nelle donne resta più basso tranne in presenza di altre malattie croniche.
- 55-65 anni: rischio elevato per entrambi i sessi, in particolare dopo la menopausa per le donne.
- Oltre 65 anni: la fascia con il rischio più alto in assoluto di infarto del miocardio, spesso in presenza di più fattori di rischio associati.
Queste tendenze rispecchiano l’andamento osservato nei dati epidemiologici nazionali e internazionali .
Andamento del rischio e fattori aggravanti
Nonostante la correlazione con l’età, le probabilità individuali di infarto dipendono anche da altri fattori di rischio modificabili e non modificabili, tra cui:
- Ipertensione arteriosa persistente
- Diabete mellito, con peggioramento del metabolismo glucidico
- Colesterolemia elevata (specie LDL-colesterolo)
- Stile di vita sedentario e sovrappeso/obesità
- Consumo eccessivo di alcol e tabacco
- Familiarità per malattie cardiache
- Stress cronico e disturbi psicologici di lunga durata
A seconda della combinazione di questi elementi, il rischio può manifestarsi anche in età più precoce o aumentare ulteriormente con il progredire dell’età .
Approfondimenti sulle cause e differenze tra le età
Nei giovani adulti al di sotto dei 45 anni, episodi di infarto sono relativamente rari e tipicamente riconducibili a:
- Difetti congeniti delle coronarie
- Enorme stress, uso di droghe o farmaci
- Disturbi della coagulazione
In questa fetta di popolazione, la malattia coronarica tradizionale è meno frequente rispetto alle fasce più anziane .
Differenze di genere dopo i 50 anni
Tra le donne, il rischio rimane moderatamente basso fino alla comparsa della menopausa. Successivamente, la ridotta protezione vascolare dovuta al calo degli estrogeni fa sì che i valori di rischio si portino quasi ai livelli maschili. Questo fenomeno è particolarmente evidente tra i 55 e i 65 anni, con un successivo ulteriore aumento oltre i 70 .
Negli anziani, la presenza concomitante di ipertrofia cardiaca, arteriosclerosi avanzata e pluripatologie croniche determina la massima incidenza di infarto miocardico e delle sue complicanze. Non a caso, i pazienti over 75 rappresentano la fetta più a rischio di morte improvvisa per cause cardiovascolari.
Prevenzione e controllo del rischio in base all’età
La prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari si fonda sul controllo dei fattori di rischio e sulla promozione di stili di vita salutari. Dal punto di vista pratico, gli esperti raccomandano di adottare abitudini cardioprotettive già dai 40 anni negli uomini e dagli anni successivi alla menopausa per le donne. Inoltre, la sorveglianza clinica e le indagini di screening devono essere intensificate in corrispondenza dell’incremento del rischio secondo l’età:
- Dieta equilibrata povera di grassi saturi e ricca di fibre
- Attività fisica regolare e personalizzata
- Controllo periodico della pressione, della glicemia e della colesterolemia
- Sospensione del fumo e consumo moderato di alcolici
Queste misure sono particolarmente efficaci per ridurre le probabilità di infarto soprattutto nella fascia d’età più critica .
In conclusione, la fascia in cui il rischio di infarto si manifesta in modo più marcato è costituita da uomini over 60 e donne dopo i 55-60 anni, con una probabilità che cresce progressivamente già a partire dal quinto decennio di vita. Interventi tempestivi sui fattori di rischio modificabili restano la chiave per prevenire eventi acuti e ridurre la mortalità cardiovascolare nella popolazione adulta.